Disunità d'Italia

Prendete una torta e dividetela: 87 parti le date al nord, una al sud. O se preferite (in termini reali): 21 miliardi di euro li infilate nelle tasche del Nord, 240 milioni in quelle del sud. Al primo (Nord) 87 volte che al secondo (Sud). Una suddivisione equa vero? Non è una slot-machine , ma il “malloppo” recentemente sbloccato dal Cipe (lo scorso novembre). Non bruscolini, ma soldi per infrastrutture. Ossia quegli investimenti che decideranno della velocità con cui viaggeranno persone e mezzi, che incideranno sui flussi turistici e sui transiti dei prodotti, sulla economicità e raggiungibilità dei mercati (o sulla loro non raggiungibilità). Insomma della competitività di una parte del paese (a danno dell’altra). Detto ancora in altri termini: nella grande partita si decide che una parte concorrerà, l’altra sarà condannata alla sparizione. Che una crescerà a ritmi 87 volte superiori dell’altra. Non è Nord contro Sud, ma Nord che cancella il Sud.
Tra i soldi sbloccati dal Cipe, c’è il capitolo “Alta Velocità”, paragrafo Milano-Genova: una prima tranche da500 milioni di euro (su un costo totale previsto in 6,2 miliardi). Chi legge penserà subito: se vanno tanti soldi all’Alta velocità al Nord, è perché il Sud avrà già avuto. Immediato vero? E invece è una balla gigantesca. Perché l’Alta velocità non serve a unire il paese né a velocizzarla. Serve a codificare una realtà già in atto (e da tempo): il paese a due velocità. Il treno contro il ciuccio, o se preferite il giaguaro contro la lumaca. Chi paga? Vediamo. Le Ferrovie dello Stato Spa sono di proprietà al 100% del Ministero del Tesoro, e saranno allora le tasse pagate dai cittadini a coprire una bella fetta dei costi. Chi esegue i lavori della Tav? Consorzi di imprese controllate da Fiat, Iri, Eni e Montedison. Non proprio un esempio di virtuosità. Nel 2006 (avete letto bene 2006) l'istituto di ricerca Nuova Quasco passa all’Espresso il risultato delle sue ricerche: la spesa per la Tav nel '91 era indicata in 14 mila 156 milioni di euro, nel 2006 era passata a 66 mila 617 milioni. L’ingegnere Ivan Cicconi ha calcolato che il costo delle infrastrutture per i treni veloci in Italia registrava (siamo nel 2008) un valore superiore di oltre il 500% rispetto alle analoghe infrastrutture realizzate in Francia ed in Spagna.

Allora riassumendo: la Tav crea ricchezza ­– grazie anche a costi che si gonfiano peggio di una mongolfiera - con i soldi di tutti (Nord e Sud), ma intascano solo le aziende del Nord e i benefici si spalmano a favore, per l’80per cento, della popolazione settentrionale. L' Ad di Fs Moretti ha recentemente sventolato i suoi “primati”: «Abbiamo mille chilometri di binari che servono il 65% dei cittadini italiani”. Peccato si sia dimenticato di dire che su mille chilometri di binari solo poco più di duecento corrono a Sud.

Commenti

  1. Ciao Luca,
    sono contento di sapere che c'è un blog che si occupa di questi temi. Benchè terrone (di una razza strana - quella abruzzese - che nega la propria terronaggine anche di fronte all'evidenza), solo da poco tempo mi sto interessando a questi temi. Come per molti altri, l'illuminazione è venuta dalla lettura di "Terroni" di Pino Aprile.
    A presto,
    Fede

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  2. Grazie Luca!!
    Essere ciechi, come sud, infatti, di fronte a tutto ciò, serve solo a reiterare inconsapevole subordinazione...e quindi perdite!
    Ma la cecità, in questo caso, è superata dall'indolenza, nonché dal forte individualismo dei nostri tempi, al di sopra di qualsiasi geografia...identico effetto di subordinazione, però...!
    Invoco con te, allora, consapevolezza e senso critico, per non tornare indietro alla peggiore storia italiana...

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