La superpotenza Cina/ 2
La Cina è già una superpotenza? È destinata a diventarlo in tempi brevi? Per entrare nel novero delle superpotenze al Dragone «mancano almeno due tasselli fondamentali». Giovanni Andornino, docente di Relazioni internazionali dell'Asia Orientale all'Università di Torino, spiega le due lacune: «La capacità di proiettare la propria forza militare a livello planetario. Il controllo sulla regione di appartenenza, con la possibilità di desecurizzare i "cortili di casa". Gli Stati Uniti possono fare entrambe le cose, la Cina no».
Cosa impedisce al Dragone di fare il salto?
Pechino è anche vulnerata da fattori endogeni. Nonostante la vertiginosa crescita, la sua economia rimane troppo legata all'export. È una fattore di criticità che può rallentare o frenarne le ambizioni geopolitiche.
E Pechino non ha la possibilità di sanare questi squilibri?
In Cina non ci sono scuole pubbliche, od ospedali pubblici, solo per fare un esempio. È difficile che, in una società così strutturata, il modello economico possa rapidamente evolvere.
E l'altro elemento, quello della supremazia regionale?
Gli Stati Uniti confinano con Messico e Canada e soprattutto sono un'entità territoriale in qualche modo protetta dalle acque. Cosa che non accade per la Cina. Pechino confina con la Russia, la seconda potenza nucleare al mondo. Con il Giappone, la seconda economia al mondo. Poi con l'India, la seconda potenza demografica al mondo. Nessuno di questi attori le consentirà di guadagnare la leadership regionale.
La Cina compra sottomarini, si lancia alla conquista dello spazio. Quali sono gli obiettivi strategici che guidano oggi la sua politica?
Guardiamo ai dati empirici. Dopo il massacro di Tienanmen, la Cina ha investito le sue energie per ricucire i rapporti a livello internazionale. Nel '91 ha dato il suo assenso all'operazione Usa nel Golfo. Nel '95 si è avuta la peggiore crisi con gli Usa per Taiwan. Eppure la Cina anche in quell'occasione non è andata oltre l'esibizione di una retorica, muscolare quanto si voglia, ma pur sempre retorica. La Cina non vuole sovvertire l'ordine mondiale. Cerca piuttosto stabilità.
Quali sono oggi i punti di maggior abrasione con gli Stati Uniti e con le altre potenze regionali?
Pechino punta a negare l'accesso a determinate aree di mare, sulle quali rivendica una "proprietà" esclusiva.
Con il disgregarsi del mondo bipolare, quale ordine mondiale viene immaginato a Pechino?
Un riassetto del mondo in termini bipolari oggi è francamente impensabile. Anche perché la Russia non accetterebbe mai il coagularsi di un sistema che in qualche modo la escludesse. La Cina vuole altro: vuole essere un interlocutore privilegiato degli Usa.
Esiste il rischio che la gigantesca macchina dell'esercito cinese possa in qualche modo "liberarsi" della tutela del Partito?
Per rispondere bisogna fare un passo indietro ai tempi di Mao. L'esercito cinese è una creatura di Mao: le forze armate sono geneticamente, ontologicamente legate al partito, sono il braccio armato del partito. Non dello Stato, ma del partito. È anche vero che con il succedersi delle leadership, da Mao a Hu Jintao, l'attitudine militare dei capi si è in qualche modo assottigliata. Questo potrebbe essere un punto di criticità per il futuro.
E le altre zone d'ombra dell'esercito cinese?
Innanzitutto la capacità di proiezione oltre i confini nazionali.
Un esercito che non si è mai "sperimentato" sul campo.
Vero, anche se solo in parte. Non dimentichiamo che una guerra i cinesi con gli Usa l'hanno già vinta: la guerra di Corea nel '50, quando almeno 700mila cinesi volontari combatterono contro l'esercito americano.
E i punti di forza?
Le nuove guerre non saranno vinte solo con i fanti o con i caccia. Ci sono almeno due dimensioni che avranno un'importanza strategica: lo spazio e la cyber-guerra. Nel 2007 un missile balistico cinese ha colpito e distrutto un satellite meteorologico a circa 800 chilometri dalla Terra. E a quelle orbite viaggiano i satelliti Usa. La guerra cibernetica, dallo spionaggio industriale alla possibilità di colpire preventivamente le difese avversarie, è già oggi una realtà. E i cinesi in questo campo sono avanti.
(Pubblicato su Avvenire il 14/12/ 2010)
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