Punture di spilli

Mentre le economie di mezzo mondo arrancavano (con il virus che ha contagiato tutti partito dal centro dell’impero, vale a dire gli Usa) la Cina continuava a crescere. Nel 2010 il Dragone ha registrato un Pil in crescita del 10,3%. Ha addirittura fatto meglio dell’anno precedente quando la corsa del Pil si è fermata (si fa per dire) a un più 9,2. Un boom a cui non sono estranei gli investimenti stranieri che hanno registrato nel 2010 un nuovo record, crescendo del 17,4% e raggiungendo quota 105,74 miliardi di dollari. Il sorpasso dell’economia cinese nei confronti di quella giapponese è cosa fatta. Per questo il presidente cinese Hu Jintao può sedersi di fronte al collega Barack Obama – uno incarna un mondo in strepitosa ascesa, l’altro uno che rischia la caduta – e ostentare sicurezza.

Come ha scritto il Wall Street Journal “durante le precedenti due visite dei leader cinesi alla Casa Bianca, la Cina era chiaramente il partner minore e veniva trattato come tale. Oggi non è più così, poiché la Cina ha scalato la vetta dell’economia mondiale ed è diventata il più grande banchiere degli Stati Uniti, ed è in competizione per l'influenza politica e commerciale in Asia, America Latina e Africa”.
Hu Jintao ha persino offerto una ciambella di salvataggio all’anemica economia a stelle e strisce: accordi per 45 miliardi di dollari. Obama, impegnato nella disperata impresa di non fare le valigie dalla Casa Bianca dopo un solo mandato, ringrazia e incassa la promessa di “creare 235.000 posti di lavoro negli Stati Uniti”. La questione dei diritti umani, che l’Occidente cavalca a intermittenza, è per il colosso asiatico poco più che una puntura di spilli.

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La sfida militare cinese
La superpotenza Cina /1
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