Il futuro del Dragone

Come si addice al Dragone, è qualcosa di mastodontico. Il Partito comunista modella il nuovo "volto" della Cina, quello che uscirà dal dodicesimo piano quinquennale 2011-2015. E lo fa ricorrendo a tutti gli ingredienti della ingegneria sociale in salsa cinese. I dogmi della "società armoniosa" e della "crescita inclusiva" non bastano più. La retorica nazionale si arricchisce di una nuova formula. Il partito vuole ore diffondere "xingfu", felicità e benessere. In realtà la "nuova" Cina sembra voler giocare in difesa. Gli obiettivi fissati dal Partito - enucleati ieri in un discorso lungo due ore dal premier Wen Jiabao con il quale si sono aperti i lavori dell'Assemblea nazionale del Popolo (Npc) - lasciano trasparire le inquietudini che serpeggiano sotto la pelle del gigante asiatico. Un dato su tutti: nel 2005 le rivolte sociali furono 87mila, poi il regime ha deciso di oscurare questo tipo di statistica.


La Cina vuole stabilità ed è è disposta a tirare il freno alla crescita economica. Vuole correggere gli squilibri sociali, a partire dalla diseguale distribuzione della ricchezza. Vuole rattoppare i danni inferti all'ambiente da una crescita tumultuosa. Teme, come mai prima, la "zampata" della inflazione perché sa che la corsa dei prezzi potrebbe alimentare nuove e minacciose tensioni. «Recentemente i prezzi sono cresciuti molto in fretta e si sono rafforzate le aspettative di ulteriore inflazione», è stato l'allarme lanciato da Wen. Il premier cinese ha svelato i "numeri" indicando nell'8% il tasso di crescita «ideale» per il 2011, del 7,5% per gli anni successivi. Ha quindi promesso uno sforzo per contenere l'inflazione entro il 4% all'anno (in gennaio è stata del 4,9%), annunciando misure per favorire il consumo interno. «Espandere la domanda interna è un obiettivo strategico a lungo termine e un punto fermo fondamentale dello sviluppo economico della Cina», ha spiegato.

Come ha scritto il quotidiano di Hong Kong, il South China morning Post, il Partito si trova a fronteggiare squilibri che potrebbero affondare la retorica del «benessere del popolo», predicata dai suoi dirigenti. Nel 2008, riporta il quotidiano, «il 10% delle famiglie più ricche della Cina guadagnava 55 volte di più del 10% più povero. Molte famiglie operaie vivono in alloggi inadeguati, sono prive di assistenza medica o di istruzione». Basta dare uno scorta agli obiettivi del Piano per cogliere le ambizioni del Dragone. Pechino punta «a creare un sistema pensionistico che copra la popolazione rurale e 357 milioni di cittadini». Annuncia «di voler costruire o ristrutturare 36 milioni di appartamenti per le famiglie a basso reddito». Di voler «aumentare del 13 per cento all'anno il salario minimo» e «di un anno ogni 12 mesi l'aspettativa di vita della popolazione». C'è poi il capitolo ambiente. Il piano indica una serie di obiettivi per difenderlo: tagliare i consumi di energia del 16%, ridurre le emissioni di anidride carbonica del 17%,
elevare del 11,4% la quota dei consumi energetici da combustibili non fossili. E sul piano dell'agricoltura - altro settore "caldo" per il futuro del Paese - viene fissato un obiettivo ambizioso: «produrre non meno di 540 milioni di tonnellate di grano all'anno». Infine il capitolo innovazione tecnologica. La spesa per la ricerca sarà pari al 2,2% del Pil. È il terreno sul quale Pechino sta sfidando il mondo. La spesa in ricerca e sviluppo cinese cresce del 25% all'anno, quella americana è diminuita del 4%. Nel 2009 la Cina ha investito nel settore 89 miliardi di dollari. Nel 2006 i soldi spesi erano 34 miliardi: la cifra è quasi duplicata. Nel 2010 il Dragone ha lanciato il treno più veloce del mondo. Ha effettuato 15 missioni spaziali, tutte di successo. Entro il 2020 avrà la sua prima stazione spaziale. Il Dragone ha conquistato il primato (scalzando la Germania) nell'esportazione di prodotti elettronici e macchinari, settori cioè ad alto contenuto tecnologico.                                                                        

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