Cina, guerra alla povertà

Un editoriale apparso sul China Daily celebra la fine «dell'ossessione» cinese: quella per il Pil e per la crescita a tutti i costi. Uno nuovo leitmotiv sembra averla rimpiazzata: il «benessere del popolo», una più equa distribuzione delle ricchezze, un modo per le teste pensanti di Pechino di disinnescare una bomba a orologeria: il crescente malessere sociale per le sperequazioni che tagliano la società cinese. Il Dragone ha così deciso di dichiarare guerra alla povertà, si è detto pronto a promuovere «istruzione, sanità, sicurezza sociale e la creazione di nuovi posti di lavoro» e, con le parole del ministro delle Finanze Xie Xuren, a spendere due terzi del budget centrale dello Stato per raggiungere l'obiettivo fissato. Il premier Wen Jiabao ha anche indicato la scadenza che il regime si è dato: dieci anni. «Intensificheremo i nostri sforzi contro la povertà attraverso aiuti e progetti di sviluppo», ha assicurato Wen.
Il Consiglio di Stato, ha annunciato poi il premier, sta preparando le bozze di un nuovo piano per il periodo 2011-2020 nel quale la soglia di povertà cinese verrà «notevolmente aumentata» rispetto agli attuali 1196 yuan all'anno (pari a circa 130 euro, ovvero circa 50 centesimi di dollaro secondo gli standard internazionali di valutazione). Come ricorda "AgiChina 24", secondo gli standard delle Nazioni Unite, che fissano la soglia di povertà al di sotto di un dollaro a testa al giorno, in Cina ci sono ancora 150 milioni di poveri. Gli annunci,
fatti ieri, sono a tutto campo: Pechino pensa di destinare i due terzi del budget (5.436 miliardi di yuan, 827,6 miliardi dollari, con un aumento del 12,5 per cento rispetto a quello dell'anno scorso) a ospedali, scuole, posti di lavoro. Il governo darà la «massima priorità al miglioramento della vita della gente nei cinque anni al 2015». La povertà - a dispetto della tumultuosa crescita economica che la Cina ha conosciuto negli ultimi anni - è un male antico che ha flagellato a lungo il Paese. Un recente rapporto della Banca Mondiale cattura lo sforzo titanico fatto per ridimensionarla: tra il 1981 e il 2004 la frazione della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà è scesa dal 65% al 10%, e il numero assoluto di poveri è sceso da 652 a 135 milioni, in calo di oltre mezzo miliardo di persone.

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