Cina, l'esercito delle Ong


E' la grande incognita dalla quale dipenderà il volto futuro dell'Impero di mezzo. Quale spessore ha oggi, quale "invadenza" avrà tra trenta anni, in Cina, quella che in Occidente chiamiamo "società civile"? Un dato su tutti basta a fotografare una realtà generalmente sottovalutata - o ignorata completamente - dai media occidentali, propensi a dipingere la Cina come un gigantesco, ipertrofico, famelico Stato-mercato senza società: secondo il rapporto China 2030 della Banca mondiale, entro quella data Pechino disporrà di 200 milioni di lauerati, praticamente più dell'intera forza lavoro del Regno Unito.
Uno specchio delle dinamiche che attraversano (e sfidano) la società cinese è offerto dalle Ong, le Organizzazioni non governative. La Cina ha da poco deciso di cambare marcia e di facilitare, snellendole, le procedure per la registrazione delle Ong. La ricetta è: meno barriere all'ingresso, meno burocrazia. E più libertà. Le Ong potranno, in pratica, registrarsi senza dover essere sottoposte ad un'esame preventivo. L'obiettivo? "Più società, meno governo", secondo quanto scrive il Beijing review, e con un governo "arbitro" e non più "giocatore". In realtà, la partita è più complessa. Fino ad oggi molte Ong, spaventate da regole troppo rigide, hanno preferito lavorare fuori dalla orbita ufficiale statale: la mossa di Pechino potrebbe dunque essere letta come un tentativo di addomesticare un mondo che comunque rimane magmatico, e foriero di potenziali novità. Secondo il China daily, nel 2012 si contavano nel Paese 492mila Ong, cresciute di oltre il 70 per cento rispetto al 2004, con un esercito di almeno 12 milioni di dipendenti. Ma almeno un altro milione di organizzazioni (ma c'è chi arriva a parlare di tre milioni) sfuggirebbe alle maglie ufficiali. Il governo ha finaziato il settore stanziando, nel 2012, 200milioni di yuan per sostenere le Ong, secondo quanto riporta il Beijing Times. Quanto sia il labile il confine - e complesso l'intreccio - tra Stato, società civile, strategie geopolitiche lo dimostra il caso delle Ong cinesi che operano all'estero. Nella sola Africa - continente strategico per la Cina che ha scavalcato gli Usa come primo partner commerciale grazie a scambi pari a 220 miliardi di dollari, mentre ben il 22 per cento degli investimenti cinesi all'estero finisce nel continente nero -  sono attive almeno cento organizzazioni. La sola Croce rossa cinese ha destinato 30 milioni di yuan (4,85 milioni di dollari) per contribuire alla costruzione di centri sanitari. Le iniziative sono tante. Tra il 2008 e il 2011, 17.900 scuole sono state edificate in Africa. Grazie a un progetto chiamato "Speranza".

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