L'America ferita di Springsteen

C'è molta Irlanda in Wrecking Ball, 17ettesimo album in studio di Bruce Springsteen, nei negozi il 6 marzo. Ci sono gli echi delle Seeger Session e l'immersione nelle radici profonde della musica a stelle e strisce, c'è un suono prepotente che sembra erompere direttamente dal suolo. E ancora, c'è il riferimento a Furore di Steinbeck («I giocatori d'azzardo lanciano i dadi/ i lavoratori pagano i debiti», in Shackled and drawn), al radicalismo di Woody Guthrie («Il banchiere ingrassa/ e il lavoratore fa la fame», Jack of all trades). Ma soprattutto Wrecking Ball (ossia la palla d'acciaio per le demolizioni) è il lamento dolente e arrabbiato per un'America perduta, per un mondo sul punto di svanire («non sentirai nessun rumore/ quando tutto crollerà», Easy money), nel quale anche i simboli più amati vengono demoliti «per far posto a un parcheggio» (Wrecking Ball) e alla morte che fa irruzione nella "hometown": «Hanno distrutto le fabbriche delle nostre famiglie/ si sono prese le nostre case/ Hanno abbandonato i nostri corpi sulle pianure/ con gli avvoltoi che beccavano le nostre ossa» (Death to my hometown). «Sono a un passo dalla tomba», sibila il protagonista di Shackled and drawn.
«Queste canzoni - ha raccontato lo stesso Springsteen - sono nate essenzialmente come canzoni folk, solo io e la mia chitarra. Poi è intervenuto il produttore Ron Aniello. Non avevo un set precostituito di strumenti da usare, potevo andare in qualsiasi direzione, fare qualsiasi cosa, usare qualsiasi cosa. È stato tutto senza rete». Ma se Wrecking Ball è un caotico, coraggioso, spesso anarchico, assemblaggio di sonorità in gran parte inedite per la produzione springsteeniana - complice il lavoro in sala di incisione di Aniello - non lo è di certo il paesaggio poetico descritto dai testi delle sue canzoni. L'uomo in cerca di «soldi facili» (Easy money) è intrappolato nello stesso dilemma del protagonista di Atlantic city che ha «debiti che nessun uomo onesto può pagare». Chi in Jack of all trades urla che «se avessi una pistola/ scoverei quei bastardi e sparerei» è lo stesso di Seeds («Sarebbe meglio comprare un fucile, non c'è alternativa»). E ancora, il soldato di Rocky ground - uno spiazzante gospel scandito da voci femminili e intermezzi hip hop - sembra lo stesso uomo che imbraccia il fucile con la paura che gli «annerisce il cuore» di Devils and dust o il reduce perso nel nulla («nessun posto dove andare e nessun posto dove correre») di Born in The Usa.
Come si tradurrà il lavoro in studio di Springsteen sul palco assieme ai compagni storici della E Street band? Dopo la scomparsa di Clarence "Big man" Clemons, il traboccante sassofonista che ha accompagnato la carriera del Boss fin dal suo esordio, l'intera liturgia live di Springsteen dovrà necessariamente essere rifondata. «Ho conosciuto Clarence - ha raccontato Bruce – quando avevo 22, l'età di mio figlio. Incontrarlo ha incendiato la mia immaginazione. Perdere Clarence è stato perdere qualcosa di essenziale, come l'aria o la pioggia». Proprio al sassofono di Clemons e al brano Land of hope and dreams è affidato il compito di squarciare il lugubre, cupo alone che incombe su Wrecking Ball: «Domani splenderà il sole/ E passerà tutta questa oscurità”. (Avvenire)

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