Libia, l'appetito e il petrolio

La Russia che “riconosce” i ribelli. La Cina che glissa sul loro riconoscimento ma invia (espliciti) segnali di apertura. La conferenza di Parigi sul futuro della Libia si è aperta per il Consiglio nazionale di transizione libico con un “uno-due” strepitoso: l’allargamento delle relazioni ai due giganti da sempre molto tiepidi contro la “fronda” interna libica. La preoccupazione che unisce Russia e Cina è una: non perdere terreno rispetto ai Paesi occidentali - Francia in testa, la più decisa fautrice dell'intervento militare - nella ricostruzione libica. Il punto fermo di Mosca: «Partiamo dalla posizione secondo cui tutti i trattati precedentemente concordati, e le altre obbligazioni reciproche, saranno attuati in buona fede».
Da parte sua la Cina ha fatto sapere di «rispettare la scelta fatta dai libici» e di attribuire «importanza alla posizione significativa del Consiglio nazionale di transizione». Col tracollo del regime di Gheddafi, a Pechino nessuno vuole perdere il treno della “rinascita” libica. Anche perché i rapporti con Tripoli sono solidi: lo scorso anno sono partiti all’indirizzo della Cina 150mila barili al giorno di greggio. Prima della rivolta erano 75 le imprese cinesi coinvolti in 50 progetti . Valore: almeno 18,8 miliardi di dollari. Nei mesi scorsi, nonostante il “no” di facciata, il Dragone – come scrive AsiaTimes – ha lavorato per creare un “ponte” con i ribelli. Zhang Zhiliang, l’ambasciatore cinese in Qatar, ha incontrato il leader del Consiglio nazionale transitorio a Doha in giugno. E il 6 giugno, Li Lianhe, un diplomatico cinese, ha incontrato il presidente del Ntc Jalil. Ma non basta: Mahmoud Jibolile, presidente del comitato esecutivo, è volato in Cina nello stesso mese. Pechino ha poi inviato aiuti umanitari ai ribelli attraverso la Croce Rossa cinese.
Il petrolio libico accende dunque gli appetiti. E non solo degli europei. Ma a quanto ammonta la “torta”? Secondo l’Oil and Gas Journal, le riserve di petrolio di Tripoli si aggirano attorno ai 46,4 miliardi di barili. Le più grandi dell’intera Africa. E in gran parte ancora inesplorate. Secondo l’U.S. Energy information administration, la produzione totale libica di petrolio (greggio più liquidi) nel 2010 era vicina a 1,8 milioni di barili al giorno. Oggi, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, la stragrande maggioranza (circa l’85 per cento) delle esportazioni di petrolio libico finisce ai Paesi europei: Italia, Germania, Francia e Spagna. E domani?

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