La Ue e il rebus del petrolio iraniano
In gioco ci sono gli assetti geopolitici del futuro. A cominciare dal destino dell'Europa, da sempre "appesa" alla sua dipendenza petrolifera. Perché nella “guerra” che contrappone Iran e Usa - sanzioni contro lo sviluppo nucleare, con l'Europa allineata alla posizione americana - si muovono molti attori decisivi: dall'Arabia Saudita alla Cina. Un rapporto della British Petroleum ha profetizzato un ribaltamento dell'intero scenario: gli Stati Uniti raggiungeranno l'autosufficienza energetica nel 2030. Uno "scatto" che potrebbe innescare un effetto devastante sugli attuali equilibri: Washington potrebbe sganciarsi dal Medio Oriente (e dall'Arabia Saudita in primis) e abbandonare uno dei teatri più conflittuali al mondo agli attori regionali. Una pessima notizia per l'Europa (e per Israele), priva della forza politica per agire in totale autonomia. Insomma lo scenario tracciato da Bp avrebbe, come scrive il Guardian, "enormi implicazioni geopolitiche".
L'Arabia Saudita è oggi - come si legge su ArabNews - "la chiave per la sicurezza energetica globale, in quanto svolge un ruolo essenziale nel determinare l'equilibrio tra domanada e offerta globale di greggio". Ebbene Riad, priva dell'appoggio Usa, potrebbe spingersi tra le braccia della Cina, il cui attivismo nella regione è in crescita, come testimonia la recente visita del premier Wen Jiabao. Già oggi il Dragone, come scrive AsiaTimes, è il maggior acquirente del petrolio saudita (un milioni di barili al giorno). Ma la presenza del Dragone è destinata a intensificarsi, come certica l'accordo siglato dalla Sinopec per la costruzione di una raffineria a Yanbu (entro il 2014). Il potere, legato al petrolio, dei produttori è destinato a esplodere. Secondo il rapporto Bp, la domanda di energia crescerà del 39% nel giro dei prossimi due decenni, quasi interemente dovuta alla fame energetica dei paesi non Ocse (Cina, India, Brasile in testa). E l'Iran, l'antagonista regionale per l'eccellenza di Riad? Se l'Europa si sfila in nome delle sanzioni, chi ne benificierà? Oggi la Cina "copre" il 22% delle esportazioni petrolifere iraniane, il Giappone il 14%, l'India l'11%, la Corea del Sud il 10%. Non è difficile pensare a un ulteriore spostamento verso l'Asia dell'economia mondiale.
L'Arabia Saudita è oggi - come si legge su ArabNews - "la chiave per la sicurezza energetica globale, in quanto svolge un ruolo essenziale nel determinare l'equilibrio tra domanada e offerta globale di greggio". Ebbene Riad, priva dell'appoggio Usa, potrebbe spingersi tra le braccia della Cina, il cui attivismo nella regione è in crescita, come testimonia la recente visita del premier Wen Jiabao. Già oggi il Dragone, come scrive AsiaTimes, è il maggior acquirente del petrolio saudita (un milioni di barili al giorno). Ma la presenza del Dragone è destinata a intensificarsi, come certica l'accordo siglato dalla Sinopec per la costruzione di una raffineria a Yanbu (entro il 2014). Il potere, legato al petrolio, dei produttori è destinato a esplodere. Secondo il rapporto Bp, la domanda di energia crescerà del 39% nel giro dei prossimi due decenni, quasi interemente dovuta alla fame energetica dei paesi non Ocse (Cina, India, Brasile in testa). E l'Iran, l'antagonista regionale per l'eccellenza di Riad? Se l'Europa si sfila in nome delle sanzioni, chi ne benificierà? Oggi la Cina "copre" il 22% delle esportazioni petrolifere iraniane, il Giappone il 14%, l'India l'11%, la Corea del Sud il 10%. Non è difficile pensare a un ulteriore spostamento verso l'Asia dell'economia mondiale.
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