La Cina si "compra" l'Africa
«Potremmo anche vincere la guerra contro le malattie che devastano il Continente. Ma stiamo perdendo la battaglia per i cuori e le menti dell'Africa». È il senatore americano Chris Coons a sintetizzare l'inquietudine americana sull'avanzata cinese in Africa. Un nervosismo che ha spinto il segretario di Stato, Hillary Clinton ad alzare i toni e a parlare apertamente di un nuovo «colonialismo». Il quadro – quello della "gara" in cui sono impegnati Usa e Cina per l'influenza sul continente africano - non ammette sfumature. I primi arretrano, la seconda avanza. Di più, dilaga. Pechino ha superato Washington come principale partner commerciale dell'Africa già nel 2009. L'anno successivo gli scambi tra Cina e Africa sono volati a quota 127 miliardi di dollari, contro i 113 miliardi a cui si sono fermati gli Stati Uniti.
Ma c'è un altro campo sul quale la Cina sta sbancando. È quello degli investimenti. Secondo un rapporto dell'Asia Society, Pechino ha polverizzato gli investimenti della Banca mondiale. Se nel 2010 l'organismo internazionale ha elargito ai Paesi africani prestiti per 11,4 miliardi di dollari, la Cina ha prestato al solo Ghana 13 miliardi. Una presenza, quella del Dragone, sempre più tangibile. Lo slancio cinese in Africa si traduce in strade, stadi, uffici pubblici, in gran parte dei costruiti con materiali e manodopera cinese. Oltre naturalmente a una necessità vitale per Pechino: la caccia a quelle risorse sui cui poggia la galoppante economia asiatica. Secondo un rapporto della Renaissance Capital, «il petrolio rappresenta oggi il 60% del totale delle esportazioni dell'Africa verso la Cina».
Ma non solo luci. La presenza cinese continua a generare malumori. L'Economist ha censito i guasti provocati all'invadenza di Pechino. L'accaparramento delle risorse africane. La corruzione dilagante. La ricchezza prodotta che ricade solo in minima parte sugli africani e che invece prende il volo verso il Dragone. Lavori troppo spesso affidati solo alle compagnie cinesi. Ed eseguiti male. Qualche esempio? Un ospedale costruito a Luanda, capitale dell'Angola, è stato chiuso solo dopo pochi mesi dall'inaugurazione in pompa magna. Il motivo? Cedimento strutturale. I cinesi hanno costruito una strada che collega Lusaka a Chirundu, 130 chilometri a sud-est della capitale. Peccato sia stata letteralmente spazzata via dalle piogge.
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