I "buoni propositi" della Cina

Un misto di candore, entusiasmo, patriottismo, buoni propositi. E numeri “inquietanti” (per noi). La Cina mostra il suo volto buono. Con un obiettivo dichiarato: dimostrare che l’ascesa del Dragone fa bene al mondo (e al mondo degli affari). Il Libro bianco, appena licenziato da Pechino, fa di tutto per assicurare che quello del Dragone è uno “sviluppo pacifico” . A suon di slogan: la Cina mira a “promuovere” la costruzione di “un mondo armonioso”, “la cooperazione regionale” e “le relazioni di buon vicinato”. Ma sono i numeri a catturare il nuovo volto dell'Impero. La produzione cinese ha raggiunto quota 5880 miliardi di dollari nel 2010, 16 volte il risultato raggiunto nel 1978. Oggi “vale” il 9,3% della produzione globale, nel 1978 solo l’1,8%. Il valore delle importazioni e delle esportazione è schizzato, nello stesso periodo, da 20,6 miliardi a 2974 mila miliardi di dollari. Dal suo ingresso nel Wto (2001) la Cina ha importato merci per un valore pari a 750miliardi di dollari l’anno, creando sempre secondo il Libro Bianco, 14milioni di posti di lavoro nei Paesi esportatori. Il contributo di Pechino alla crescita mondiale è stato del 10% all’anno, negli ultimi dieci anni.

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