Nervi tesi tra Cina e Giappone

Opacità nelle spese militari. Una politica definita «aggressiva».  Ambizioni - e una nuova capacità di proiezione nei cortili di casa dei Paesi vicini - che destano «preoccupazione». Il Giappone, nel nuovo Libro bianco sulla difesa, mette bianco su nero le inquietudini che l'attivismo cinese sui mari sta seminando nel Paese. La risposta non si è fatta attendere. Pechino ha espresso «forte disappunto» per il documento. Il portavoce del ministero degli Esteri Ma Zhaoxu ha parlato «di commenti irresponsabili sulla costruzione della difesa nazionale cinese» in quella che si preannuncia come una nuova escalation di tensione tra i due (ostili) vicini.
 Ma quali sono le paure di Tokyo? A spaventare, si legge nel documento, è il «rafforzamento» da parte del Dragone «della capacità di estendere» i teatri sui quali è in grado di agire. Vale a dire, sulla sua capacità di operare nel Mar Cinese Meridionale, nel Mar Cinese Orientale e sul Pacifico. A innervosire è poi la trama di contese territoriali che oppone Pechino ai suoi vicini. Non solo la disputa con il Giappone per le isole Diaoyu (in cinese) o Senkaku (giapponese). Analoghe frizioni esistono anche con Vietnam e Filippine. Le ultime rivelazioni - a partire dalla prima portaerei al sottomarino Jiaolong, capace di raggiungere la la profondità di 7mila metri - non fanno che alzare la tensione. Nel 2010 la Marina cinese contava su 225 000 uomini, 58 sottomarini, tra cui sei nucleare, più di 50 fregate e 27 cacciatorpedinieri. A essi si aggiungono 2.040 aerei da combattimento. Non solo: secondo la rivista Journal of Strategic Studies la Cina sta sviluppando una nuova generazione di satelliti che le permetterebbero di sfidare l'egemonia della flotta Usa nel Pacifico.


Pechino sta ristrutturando, e profondamente, la propria strategia sui mari e nei confronti dei vicini. Come si legge su Le Monde, dal momento della sua costituzione e fino agli anni Ottanta, la Repubblica Popolare è stata principalmente interessata a proteggere le sue coste nei confronti di eventuali invasioni. Con le riforme avviate da Deng Xiaoping nel 1978, le prospettive (e le ambizioni) si sono progressivamente ampliate. L'ammiraglio Liu Huaqing è stato l'artefice del passaggio alla dottrina di «difesa attiva» sui mari vicini. Con l'ascesa della Cina e l'esplosione della forza della sua economica su scala planetaria, la Marina si è spostata verso una nuova strategia di «operazioni in mari lontani». E i vicini tremano.                                                    

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