Il triangolo Cina-India-Giappone
Cina, Giappone, India. I tre giganti asiatici mirano a rafforzare i legami economici pur tra tensioni politiche, rivalità, sospetti. Una triangolazione destinata a scardinare gli equilibri - economici e non - mondiali. Giappone e India hanno stretto un accordo di libero scambio valido dal primo agosto. Sforbiciate ai dazi per rinsaldare i legami tra i due Paesi. L’India – come ha ricordato il Japan Times - è la terza economia asiatica (dopo Cina e Giappone) ma gli scambi con Tokyo rappresentano solo l’un per cento degli scambi totali nipponici. L’India è un mercato che fa gola. Ed è facile capire il perché. Ha una popolazione di 1,2 miliardi di persone (che saranno 1,5 miliardi nel giro di 40 anni), e una crescita che, dal 2005, viaggia attorno al 9per cento. New Delhi è la sponda ideale per Tokyo per non rimanere stritolata dall’abbraccio cinese. Il terzo attore, la Cina, non sembra però voler mollare la presa. Nonostante le frizione c’è chi preme a Pechino perché Cina e Giappone accelerino i colloqui per un accordo di libero scambio. Oggi il Giappone è il terzo partner commerciale del Dragone, dopo Europa e Stati Uniti. Secondo il ChinaDaily, gli investimenti giapponesi in Cina lo scorso anno ammontavano a 4 miliardi di dollari, contro i 200 milioni “trasfusi” dalla Cina al Giappone. Ma i numeri galoppano. Quest’anno gli investimenti cinese (in sette mesi) ammontano già a 570 milioni, mentre sono 661 (a luglio) le imprese del Dragone che hanno investito in Giappone (nel 2006 erano 233).
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