L'ascesa del Kazakhistan
È stretto tra due giganti - Cina e Russia - che non nascondono le loro ambizioni. È "incastrato" in un'area strategicamente sempre più rilevante, perché funziona da cuscinetto con i Paesi dove è sempre più virulenta (e contagiosa) la presenza del fondamentalismo islamico. Ma ha un asso nella manica, destinato a far "esplodere" la sua possibilità di giocare sullo scacchiera internazionale. Il Kazakhistan è il più grande produttore mondiale di uranio, dopo il sorpasso ai danni di Canada e Australia, con quasi il 28% della produzione totale e il 19 per cento delle riserve mondiali, come riporta il sito world-nuclear.org. Non solo: la fame di uranio "galopperà" nei prossimi cinque anni, con Cina, India, Russia e Corea del Sud che guideranno la crescita della domanda globale. Il dramma giapponese non sembra infatti potere fermare la corsa al nucleare. L'Asia fa la parte del leone, con numeri "vertiginosi": 112 reattori nucleari in funzione, 37 in costruzione, 84 già pianificati. Secondo quanto riporta uno studio della Jamestown Foundation, altri 500 impianti sono previsti da qui al 2030.
Il Paese - sul quale regna incontrastato il presidente Nursultan Nazarbayev riletto recentemente e con ambizioni di "dominio a vita" - è abilissimo a sfruttare strategicamente le sue ricchezze. Facendo affari tanto con Mosca che con Pechino e impegnando i due vicini in una sorta di triangolazione. I rapporti con la Russia sono tradizionalmente i più stretti. Tra i due Paesi corre un confine lungo settemila chilometri (il più lungo al mondo), necessariamente poroso e difficile da controllare. Secondo il rapporto "Central Asian Security Trends: Views from Europe and Russia" del Strategic Studies Institute, Mosca vede il Kazakhistan «come il suo alleato più vicino in Asia centrale, sia dal punto di vista militare che politico: un partner strategico nello spazio post-sovietico». Mosca allora «non ha altra scelta che accettare la sempre più pronunciata autonomia decisionale» dell'alleato. Di cui non può fare a meno. La Russia ha bisogno di produrre circa 20mila tonnellate di uranio all'anno per soddisfare il suo bisogno di energia nucleare da qui al 2025. Le due economie sono allacciate. Nel 2010 il commercio tra Russia e Kazakhistan ammontava a circa 15,3 miliardi dollari. L'anno scorso, le esportazioni russe verso il Kazakhistan hanno raggiunto quota 10,82 miliardi dollari, in crescita del 49%, mentre le importazioni sono stati pari a 4,48 miliardi dollari (più 63%). L'altro attore in campo è la Cina. Che mette in campo la sua (strepitosa) ascesa economica. Secondo il China Daily, il volume degli scambi tra i due Paesi ha raggiunto quota 17,5 miliardi dollari nel 2008, è scivolata a 14 miliardi di dollari nel 2009, per poi balzare a quasi 20 miliardi nel 2010. Un dato cattura la galoppante crescita dei legami tra i due Stati: il commercio si è moltiplicato di 13 volte negli ultimi dieci anni. Come si legge su AsiaTimes, in meno di due anni si sono consumati ben quattro vertici bilaterali tra i capi di stato dei due Paesi. Nazarbayev ha visitato la Cina nel mese di aprile del 2009 e a febbraio di quest'anno, mentre il presidente cinese Hu Jintao è volato in Kazakhistan nel dicembre 2009 e poi di nuovo nel giugno 2010. La natura «strategica» dei rapporti tra le due economie è stata ufficializzata nel 2005 con l'istituzione di un comitato di cooperazione bilaterale. È sempre l'uranio a fare gola al Dragone. Nel 2009 Cina e Kazakhistan hanno pianificato la produzione di 750 tonnellate di uranio all'anno. Il settore energetico fa da collante tra i due Paesi: Pechino ha promesso complessivamente 7 miliardi di dollari in prestiti. Kazakhmys Plc, la più grande compagnia mineraria kazaka di rame, ha formato una joint venture con la cinese Jinchuan group Ltd. Valore complessivo: 2 miliardi di dollari.
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