La Cina e i problemi di vicinato
Un articolo di Francesco Sisci su AsiaTimes svela quanto sia paradossale l'ascesa a superpotenza della Cina. Il Dragone, scrive, è il Paese asiatico con il maggior numero di vicini, tutti invischiati in una rete di rapporti non proprio idilliaci. E tutti uniti da un unico collante: la preoccupazione per la "corsa" cinese. "La Cina è cricondata da 21 stati, quasi un assedio". Tre sono giganti: il Giappone (nonostante la crisi nucleare), l'India (destinata a superare la Cina come numero di abitanti), la Russia. Scrive ancora Sisci: "la Cina non controlla nessun vicino, come faceva Mosca con i suoi stati satelliti". I fedelissimi - come Corea del Nord e Myanmar - hanno dato e danno non pochi grattacapi al potente alleato. Stesso discorso per il Pakistan, i cui colpi di testa e la corsa al nuclerae in chiave anti-indiana potrebbe creare delle frizioni con Pechino. Ma, come nota ancora Sisci, anche il rapporto tra presenza Usa in Asia e pretese egemoniche della Cina sono paradossali. Gli Stati Uniti sono presenti in Corea e Giappone, stringono rapporti stretti con i militari thailandesi, schierano una base navale a Singapore, vantano presidi in Asia centrale. La presenza militare Usa ha tre risvolti. Primo: solleva la Cina dal ruolo di guardiano nella regione: "Senza gli Usa Pechino dovrebbe fronteggiare 21 paesi ostili o quasi". Il che si traduce in: meno problemi militari e più sviluppo economico. Secondo: senza gli Usa, l'intera Asia dovrebbe sobbarcarsi l'onere di contenere la Cina. Terzo: l'ascesa militare della Cina è un bene anche per l'America che senza la "scusa" del Dragone avrebbe meno motivi per stazionare in maniera così massiccia in Asia.
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