....le cicogne asiatiche
In Asia si sta combattendo una "guerra" silenziosa. Se è vero che gli equilibri mondiali - economici, politici, militari - si stanno sempre più spostando a Oriente, sarà l'esito di questa partita a decidere quali Paesi dell'Asia emergeranno, quali saranno destinati a un ruolo di secondo piano, quali a un inarrestabile declino. La "guerra" delle nascite - e le problematiche ad esse connesse, dalla qualità dell'istruzione alla lotta alle sacche di povertà - rivela che il Continente asiatico è attraversato da trend antitetici. Un dato salta subito all'occhio: il boom demografico - come svela un'inchiesta di AsiaNews Network - dell'Indonesia, già oggi il quarto Paese più popoloso al mondo (237 milioni di abitanti). Lo scorso anno sono nati 4,5 milioni di bambini, quasi l'intera popolazione di Singapore.
Secondo il Population Reference Bureau, il tasso di fertilità nel Paese è pari a 2,4 nascite per donna mentre gli individui al di sotto di 15 anni sono pari al 28 per cento dell'intera popolazione. Se l'Indonesia cresce, Taiwan è avviluppata in una parabola opposta. E "pericolosa". L'isola ha il più basso tasso di fertilità al mondo: 0.91 nascite per donna. Nel 2009 il numero di bimbi nati è sceso da 191mila a 166mila. Negli ultimi cinque anni 560 asili sono stati chiusi. Il presidente di Taiwan Ma Ying-jeou ha recentemente ordinato di studiare delle soluzioni a quello che ormai viene etichettata come «un'emergenza nazionale».
Problemi "a sorpresa" anche per Cina. La politica del figlio unico, se ha frenato la natalità (il tasso è sceso dal 3 a 1,65 nascite per donna nel giro di 30 anni) e polverizzato la struttura tradizionale della famiglia cinese, sta ponendo questioni sempre più gravi sul fronte dell'occupazione. Come segnalato dalla Bbc, si calcola che entro il 2024 i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni saranno 150 milioni nel 2024, contro i 227 milioni attuali. Il Dragone si troverà così a fronteggiare un'inedita carenza di manodopera che sta innescando fenomeni migratori interni sempre più intensi.
E il "nemico" storico di Pechino? Il Giappone sta conoscendo una decrescita drammatica. Un dato su tutti: i diciottenni erano 2 milioni nel 1992, oggi sono 1,24 milioni. Il Paese del Sol levante è sempre più vecchio. Uno su dieci ha più di 75 anni. Il numero degli over 65 ha sfondato quota 29 milioni (22,7% del totale). Se nel 2005 per ogni 3,3 lavoratori c'era un anziano, si calcola che il rapporto si riequilibrerà pericolosamente: 1,3 lavoratori per ogni anziano. Ma non basta. Entro il 2025 potrebbe spalancarsi un deficit spaventoso di manodopera: mancheranno all'appello 4,27 milioni di lavoratori in un Paese tradizionalmente ostile alle politiche di immigrazione. Secondo il National institute of population si potrebbe verificare un crollo del 30% dai 127 milioni attuali a quota 90 milioni entro il 2055. Dinamiche simili, ma non così accentuate, anche in Corea del Sud (48,9 milioni di abitanti, tasso di natalità pari a 1,2). Nel 2009 gli over 65 erano il
10,7% della popolazione, nel 2018 saranno il 14%. Infine l'India. Lo scorso anno vi sono nati 26 milioni di bambini. Il confronto con la Cina è d'obbligo: si calcola che il sorpasso avverrà nel 2040, quando gli indiani saranno 1,6 miliardi. Nel 2020 l'età media in Cina sarà pari a 37 anni, di 29 anni in India.
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