Cetto e la morte della politica

di Luca Torre

Del film di Albanese molto si è parlato in televisione e sui giornali soffermandosi soprattutto sui suoi legami con l’attualità politico-giudiziaria. Lo stesso Albanese ha più volte affermato - avvalorando tale legame - che la realtà ha superato di gran lunga la fantasia, presentando il personaggio principale, Cetto La Qualunque, addirittura come un moderato. C’è, però, un altro aspetto che meriterebbe pure qualche attenzione e che, in una certa misura, rende il film inquietante. Si tratta dell’aspetto cromatico delle immagini che suggerisce qualche riflessione. Colpiscono il cattivo gusto della casa di Cetto, dove predomina il color oro, l’abbigliamento, suo e della moglie, per l’eccesso che lo caratterizza. Stessa considerazione si potrebbe fare per i colori dell’abito del giornalista che conduce il confronto televisivo tra Cetto e il suo avversario De Santis.


Non credo che sia casuale il fatto che quest’ultimo indossi un abito assolutamente normale, niente affatto sgargiante. La diversità di colori, oltre a una differenza di status economico, pare suggerirne altre di natura estetica ed etica addirittura. Ma oltre a questo colpisce la presenza ricorrente del colore viola, soprattutto nell’abbigliamento di La Qualunque. La ragione effettiva del ricorrere del viola non è poi così determinante: potrebbe essere anche una imposizione della moda del momento. Certo è, però, che dato il tema e il tenore del film, non si può non ricollegarlo anche ad altro. Il viola è il colore dei paramenti indossati dai sacerdoti nei funerali e in altri momenti dell’anno liturgico. E il film di Albanese sembra mettere in scena sia il  funerale della politica, meridionale nel caso specifico, ma non solo, sia l’esaltazione del vuoto che l’ha sostituita. Entrambi i riti vengono officiati dal protagonista.


Cetto celebra il funerale della politica intesa come confronto programmatico e ideale e nello stesso tempo mostra (esalta) cosa ne ha preso il posto: la violenza pura e semplice (il suo ingresso in politica viene comunicato al suo avversario facendogli saltare la macchina); la strumentalizzazione di qualsiasi cosa: istituzioni, valori, persone… (si pensi alla famiglia fittizia creata solo per il tempo della campagna elettorale; oppure alla presenza assolutamente fuori luogo di Cetto alla messa domenicale; oppure al modo in cui viene consumata la sessualità). Ma dietro Cetto non c’è Machiavelli e il suo principe. La politica di Machiavelli aveva un senso e sapeva quando usare l’astuzia e la violenza. Dietro Cetto, ed è questo che lo rende inquietante,  si avverte solo il vuoto di cui egli è il sacerdote e una delle maschere.

Commenti

  1. assolutamente d'accordo, in Italia è morta la politica, quella vera di un tempo.

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